Ovviamente mi ero dimenticato la cosa più importante (tant’è
che ho appena finito di darmi del “pirla” e rimedio subito).
Come alcuni dei lettori già avranno intuito, il titolo di
questo blog riprende il famoso articolo di Paolo Grassi: Teatro, pubblico servizio.
Io ci ho aggiunto solo il punto interrogativo. Non so
proprio il perché, mi è venuto istintivo.
Al lavoro, realizzato su più fronti, per il rinnovamento del
repertorio Grassi aveva progressivamente affiancato riflessioni sulla urgente
questione del rinnovamento strutturale del teatro italiano. L’articolo venne
pubblicato il 25 aprile 1946 sull’«Avanti!». Grassi vi auspicava l’istituzione
di teatri comunali a gestione municipale. L’intervento è senz’altro il
manifesto più compiuto di una serie di riflessioni condotte da Grassi a partire
dall’immediato dopoguerra. Non si trattava di per sé di idee rivoluzionarie.
Già Guido Salvini, per esempio, aveva presentato nel 1927 al comune di Milano
un progetto di teatro municipale. Ma di certo l’auspicio che il teatro venisse
concepito anche in Italia come una necessità nazionale, un pubblico servizio «alla stregua della metropolitana e dei vigili del
fuoco», da sostenere con risorse e logiche differenti rispetto alle
paternalistiche sovvenzioni fasciste, non rischiava più di essere solo uno
dei tanti proclami senza esito. Grassi riportava a coscienza problemi e
possibili soluzioni in un momento che si annunciava fertile, specie a Milano,
dove il neosindaco socialista Antonio Greppi, drammaturgo, prometteva una
attenzione privilegiata alle faccende del teatro.
Comunque vi allego qui il fondamentale articolo.
Tanto vi dovevo.
Nessun commento:
Posta un commento